Gli stressori ambientali

Stress da rumore

A livello psicologico l’esposizione ad uno stimolo rumoroso causa principalmente un sentimento di dispiacere, disturbo e noia, ma anche irritabilità, aggressività, ostilità in alcuni casi ansia, angoscia, depressione.

Gli effetti sono immediati e consistono in una riduzione della capacità dell’individuo di relazionarsi con l’ambiente, con risvolti a livello dell’umore, del comportamento personale e della prestazione cognitiva.

Chi è esposto al rumore del traffico manifesta generalmente stanchezza, cattivo umore (soprattutto se l’esposizione avviene durante la notte), mal di testa, nervosismo e ansia.

Il rumore del traffico si insinua nelle nostre abitazioni attraverso onde di suono e vibrazioni che investono l’edificio. Alti e duraturi livelli di disturbo sono più frequenti in persone che vivono in case che si affacciano su strade a traffico intenso; vivere in queste abitazioni, oltre ad avere degli effetti negativi sul benessere generale, limita la libertà di una persona ad esempio costringendola a tenere chiuse le finestre.

L’esposizione al rumore costituisce una situazione di sovraccarico cognitivo causato da troppa informazione ambientale da processare contemporaneamente: il compito da eseguire e lo stressore da affrontare.

La fatica cognitiva è solitamente accompagnata dall’innalzamento dei livelli di ansia, tensione e rabbia.

Stress da inquinamento dell’aria

Con inquinamento dell’aria si intende un inquinamento atmosferico che contiene sostanze chimiche in concentrazioni tali da essere pericolose per l’uomo e per il suo ambiente (senza dimenticare che l’uomo è la causa dell’inquinamento ambientale di cui subisce gli effetti).

L’inquinamento dell’aria non è soltanto inevitabile, cronico e quotidiano, ma è uno stressore ambientale a tutti gli effetti. Esso incide sulla salute degli individui soprattutto attraverso il traffico urbano anche se il monossido di carbonio e i particolati sono soltanto alcune delle sostanze che contribuiscono a inquinare l’aria che respiriamo.

Oltre al rischio di sviluppare problemi respiratori, lo stress ossidativo è la più recente evidenza dello stress da inquinamento dell’aria.

E’ una condizione patologica che si verifica negli individui a causa della rottura dell’equilibrio fra la produzione e l’eliminazione dei cosiddetti ossidanti, che di per sé non sono negativi, ma è il loro eccesso ad essere pericoloso.

Nell’uomo cefalea e vertigini sono i primi sintomi di un’esposizione prolungata al monossido di carbonio. In pratica gli effetti dell’esposizione a questo gas velenoso sono simili a tutte quelle situazioni dove l’ambiente è poco ossigenato, o meglio c’è un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti del cervello.

Inoltre si verifica un peggioramento dell’umore del soggetto con questi sintomi che ovviamente peggiorano all’aumentare dell’esposizione.

Recentemente la ricerca si è concentrata sulla qualità dell’aria degli ambienti interni, che se cattiva, può causare fastidio ed essere un fattore di stress a tutti gli effetti. Infatti l’inquinamento non riguarda soltanto l’aria in ambiente esterno ma anche quella in ambiente interno che può essere inquinata dalle attività, dalla ventilazione inadeguata, dai materiali usati per la costruzione, dagli arredi e da particolari metodi di pulizia.

Da una rassegna su numerosi studi condotti in ambienti chiusi(di lavoro, domestici, di cura, ricreativi) emerge chiaramente che la cattiva qualità dell’aria è associata a peggioramenti statisticamente significativi della prestazione fisica e cognitiva, e all’aumento significativo di sintomi di disagio fisico e psicologico 

Stress da affollamento

Lo spazio che ci circonda, quello dove la presenza degli altri è percepita come una violazione, corrisponde appunto al nostro spazio personale. Quest’ultimo viene spesso paragonato a una bolla d’aria che avvolge l’individuo e che si muove con lui. Le funzioni dello spazio personale sono principalmente due: proteggere l’individuo dagli altri, comunicare e regolare l’intimità.

Talvolta questo spazio corrisponde a uno spazio fisico, ad esempio la propria camera, la propria scrivania, la propria automobile ecc. L’invasione non autorizzata da parte degli altri del nostro spazio personale provoca in noi una reazione di difesa e la sensazione di violazione della propria privacy.

In situazioni affollate è molto facile subire violazioni della privacy. Privacy ed affollamento sono due concetti strettamente legati al diminuire della prima, aumenta il secondo.

Di fatto ci sono quattro tipi di distanza tra le persone( funzione di comunicazione e regolazione dello spazio personale:

1 la distanza intima ( tra i 15 e i 45 cm) all’interno di questo spazio limitato l’accesso è consentito solo alle persone con cui abbiamo rapporti sentimentali o i familiari.

2 la distanza personale (45 – 120 cm) la distanza che teniamo durante la conversazione con un buon conoscente, amici e colleghi.

3 la distanza sociale ( 120 – 360 cm) quella che caratterizza le interazioni formali.

4 la distanza pubblica ( tra i 3 e 6 metri) la distanza che si tiene con gli sconosciuti, con quelle persone con cui non gradiamo interagire.

Quindi il problema dell’affollamento nasce dal rapporto con gli altri.

Naturalmente è la percezione di affollamento a condurre allo stress psicologico e non il contrario perché fondamentale è la cultura di origine; per esempio nordamericani ma anche europei vivono in strutture familiari relativamente piccole, che danno grande enfasi all’individualità e all’autonomia. Quindi è più probabile che chi è cresciuto in questa società desideri maggiore privacy.

Mentre per le società non occidentali caratterizzate da densità abitativa maggiore e da numerosi legami intra ed extrafamiliari, come per esempio i turchi, mostrino meno disagio per bassi livelli di privacy.

La maggior parte delle ricerche sul campo ha indagato la relazione tra l’affollamento, in particolare la densità residenziale e gli indici di benessere psicologico  e di salute mentale evidenziando che tra gli

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